Voci urbane è il blog di Bergamo per i Giovani, le Politiche Giovanili del Comune di Bergamo, un luogo di approfondimento e racconti!
Non avrei mai immaginato di doverle scrivere una lettera. Non avrei mai immaginato tutto questo. Non avrei mai immaginato che due giorni di assenza da scuola per Carnevale si trasformassero in un’eternità. Non avrei mai immaginato che le campanelle che a scuola annunciavano la fine dell'ora venissero sostituite dalle campane da morto. Non avrei mai immaginato che il continuo rumore delle automobili davanti a casa fosse sostituito dal rimbombo delle sirene delle ambulanze. Non avrei mai immaginato che si potesse vivere una guerra senza farne parte.
Ora sono qua, consapevole che non sto vivendo un incubo, ma è la pura realtà. Sono attenta a rispettare tutte le restrizioni e i consigli, perché voglio che tutto ciò finisca al più presto; sono arrabbiata con i menefreghisti che giudicano la situazione con tranquillità, non volendo stravolgere la propria routine quotidiana. Anche a me manca lo sport, le uscite, ma rinunciare a ciò è il male minore.
Mi manca soprattutto la scuola. Non lo scrivo perché lei è una professoressa, ma perché la scuola non è solo studiare. La scuola è arrivare al mattino stanchi e trovare il sorriso dei compagni. La scuola è poter ascoltare le lezioni e poter interagire. La scuola è trovare un professore che crede in te, nonostante tu quella volta pensavi di non farcela. La scuola è lo sbaglio o la caduta, che si risolve con un aiuto o con un recupero. La scuola è la classe, i piccoli gesti che rendono uniti i singoli studenti e che ne fanno un corpo solo, seppur molto eterogeneo.
Siamo limitati da uno schermo, ad ogni stimolo è difficile coglierne le reazioni, come è difficile calibrare il lavoro da assegnare. Professori e studenti riscontrano le stesse difficoltà, dovute all'inesperienza e alle nuove modalità di apprendimento. L'errore che non dobbiamo fare è di affrontare questa scuola in modo sistematico, assimilando le caratteristiche della tecnologia.
Dobbiamo imparare a cogliere il lato umano, anche dove apparentemente non si trova. Possiamo alimentare quest’umanità attraverso spunti di riflessione, dando valore a quel tempo che prima, nelle giornate frenetiche, non riuscivamo ad apprezzare. E chissà che magari ne usciranno persone migliori.
Persone che cominceranno ad apprezzare ciò che sembra scontato, disponibile e accessibile a tutti. Persone che cominceranno a ringraziare per ciò che si riceve ogni giorno, ad apprezzare le bellezze del territorio che ora sembrano così lontane. Persone che capiranno cosa vuol dire rimanere vicino agli altri, dopo aver imparato a vivere lontani.
20 marzo 2020
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